Stop ai trasferimenti docenti: obbligo di domicilio per almeno 5 anni

   

Ogni anno tantissimi insegnanti utilizzano la mobilità per fare richiesta di trasferimento, lasciando così molte cattedre scoperte.

Questo fenomeno riguarda soprattutto insegnanti del Sud che, andati a lavorare a Nord, cercano di rientrare il prima possibile nella regione di effettiva residenza.

Il governo ha intenzione di contrastare il fenomeno, in particolare il comparto scuola della Lega sta lavorando da tempo al problema.

Previsto il domicilio professionale

A breve verrà presentato un disegno di legge in Parlamento sul domicilio professionale. Di cosa si tratta?

Il progetto prevede che i concorsi per insegnare siano regionali e che siano gestiti dagli Uffici scolastici regionali.

Ogni regione quindi dovrebbe calcolare il fabbisogno di insegnanti e poi emette un bando in base ai posti disponibili.

Prima di fare domanda gli insegnanti dovranno prendere il domicilio professionale nella regione in cui si vogliono candidare.

Va ricordato che il domicilio è una cosa diversa dalla residenza abitativa. Con il domicilio professionale l'insegnante dovrà decidere però di abitare nel luogo di lavoro per almeno 5 anni.

Il senatore della Lega Pittoni spiega al quotidiano Il Messaggero:

gli attuali stipendi non consentono di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi. E con la Buona scuola la questione coinvolge ormai trasversalmente docenti di tutte le latitudini. La nostra proposta per i prossimi concorsi, dopo la fase transitoria per stabilizzare, prevede candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio domicilio professionale: una norma europea già recepita dall'Italia. Per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione. Il vincolo dei 5 anni è al momento una proposta da discutere, alla fine gli anni potrebbero anche scendere a tre. Ma l'obiettivo resta quello di evitare continui spostamenti”.

Il tempo pieno

Un'altra proposta della Lega è quella di aumentare il tempo pieno a Sud. Attualmente infatti

“dei circa 2 milioni 800mila studenti di scuola elementare sull'intero territorio nazionale solo un milione scarso usufruisce del tempo pieno, e tra questi il 58% si trovano al Nord, appena l'11% al Sud e il 4% in Sardegna e Sicilia. Aumentando il tempo pieno nelle regioni meridionali si creerebbero posti di lavoro nelle scuole del Mezzogiorno”.